Piccoli funerali
di e con Maurizio Rippa
chitarra Amedeo Monda
Spettacolo vincitore alla VI edizione de I Teatri del Sacro - Ascoli Piceno 2019
Rassegna stampa
Intenso Rippa nell’assolo degli addii - La Repubblica di Rodolfo Di Giammarco 24/6/2019
Maurizio Rippa è un artista di rara emotività. Di umanissima empatia e di profonda cultura poetica. È un attore sensibile e un cantante contraltista magnifico. … Rippa ha costruito una via crucis laica di incomparabile delicatezza. … sa raccontare la fine di ognuno di noi
Riti, attraversamenti e società - Pane Acqua Culture di Renzo Francabandera 04/7/2019
La proposta, che in realtà fatichiamo a definire banalmente “spettacolare” perché si tratta di una riflessione poetica, canora e in qualche modo performativa, crea una grandissima commozione in modo veramente semplice ed esemplare. Qualcosa che rimane struggente e a suo modo indimenticabile, su quanto proprio l’assenza dei riti crei una solitudine dentro le persone proprio di fronte alle prove più dure, alle cesure dell’esistente, a cui ora non siamo più preparati: una chiara testimonianza di cosa significhi la perdita di un vero e proprio rito di accompagnamento nel nostro tempo, per una creazione semplice e pregevole, a cui dare possibilità di essere vissuta da quanta più gente possibile. Per quel semplice conforto della vera emozione collettiva, quella catarsi di cui tanto si parla ma che quasi mai arriva.
Il teatro e il sacro. Questioni di coscenza - Il Manifesto di Gianfranco Capitta 03/7/2019
La più lieve eppure commovente, è costituita dai Piccoli funerali, che a Maurizio Rippa (e alle sue molteplici doti di attore e vocalist) hanno ispirato Edgard Lee Master. Quei piccoli, commossi ritratti e dediche che il cantante (ottimo contraltista) rivolge a creature a lui care, si librano ogni volta su canzoni e arie dal vivo, una immersione nelle onde del cuore e della memoria.
Se la morte è un omaggio alla vita - TeatroeCritica di SImone Nebbia 19/19/2019
Rippa carica sulle sue spalle paure e misteri che la morte porta con sé, con una eleganza discreta cui lasciare il compito di cucire l’abito, ma con penetrante partecipazione emotiva: si avverte infatti un vibrare improvviso nella voce che richiama le storie alla memoria, perché ognuna di esse è frutto di un affondo intimo dentro di sé, un viaggio nel territorio segreto che l’individuo conserva, in genere, alla vista altrui, fin quando in teatro si possa compiere quel miracolo della dualità, il solo luogo dove la dimensione interiore e quella pubblica possono coesistere, fin quasi a fondersi l’una nell’altra.
“Seppellire i morti” (…) “Piccoli Funerali” è uno spettacolo assai particolare, dove Maurizio Rippa, straordinario contralto maschile, accompagnato alla chitarra da Amedeo Monda, regala, con accento accorato, a una dozzina di esistenze dal crudele destino spezzate, un brano musicale di estrazione diversa. Alternando “Cuccurrucù Paloma” a Elvis Presley, narraallo spettatore di vite percosse dal mare, di mogli uccise dai mariti, di preziosi regali offerti dai padri ai gli in punto di morte, di speranze disilluse. E alla ne, come fosse unavera e propria comunione, gli spettatori si avvicinano, sussurrandogli all’orecchio il nome del caro estinto a cui dedicare l’ultimo canto. Performance delicatissima, espressa con un canto melodioso, intriso di pietas di laica umanità.Performance delicatissima, espressa con un canto melodioso, intriso di pietas di laica umanità.
Il diritto alle lacrime - Osservatore Romano di Silvia Guidi 25/6/2019
«Seppellire i morti» significa attraversare vertigini di mancanza, accettare uno strappo irrimediabile, la lacerazione del lutto. … Un solo rito di commiato standard, uguale per tutti, non basta, ci dice Maurizio Rippa con il suo struggente non-spettacolo Piccoli funerali. Ci aiuta invece ripetere il nome di chi se ne è andato, ricordarlo nella sua irripetibile unicità elencando dettagli apparentemente irrilevanti ma in realtà carichi di tutta la dolcezza della vita condivisa, in un viaggio che si snoda attraverso surreali, teneri microracconti, alternati a melodie di ultraterrena bellezza in cui la voce umana dialoga con la chitarra. Brani spesso molto noti (come Love me Tender di Elvis) che trovano una nuova freschezza, distillati dalla vocalità barocca di Rippa.