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“Tra cinquant’anni, al più tardi, quello che stiamo facendo ai profughi sarà riconosciuto come un crimine contro l’umanità. Lo commettiamo a occhi aperti, con le penne, i paragrafi, agenti di polizia e diversi trucchetti schifosi, noi giriamo la testa e quelli sanno già quel che devono fare. Un giorno tutto questo arriverà alla Corte per i diritti dell’uomo e i nostri figli o nipoti ne saranno sconvolti. E noi diremo: non eravamo esplicitamente d’accordo. E quando insisteranno, dovremo dire anche noi: abbiamo svolto soltanto il nostro lavoro?”