Chiuso per festa è una produzione originale (369 gradi) che segna uno dei momenti più
attesi del Festival Musa Madre 2025, con debutto in prima nazionale il 27 luglio a
Rebeccu, antico borgo del Meilogu.
In molti sognano di entrare nella testa di uno scrittore. Ma cosa accadrebbe se fosse
chiusa per festa? Come si uniscono e da dove arrivano le voci, le trame, i tempi
dell’invenzione? In un carosello ininterrotto di personaggi e di storie, fra il carnivalesco e il
drammatico, Matteo Porru porta in scena gli spazi dell’immaginazione quando si svuotano,
e i pensieri quando si perdono. Un gioco serissimo di incastri ed emozioni, caricature e
bozzetti, dal quale emerge un ritratto dolceamaro dell’uomo e dell’umano, intrappolato fra
crisi rumorose e psicosi inconcludenti, tanto comico quanto tragico, come insegnano il più
antico dei teatri e l’ultimo dei romanzi. Un inno alla follia della vita, che convive con il buio
e mille toni di colore, e produce un tempo e un senso del fantastico che solo alla fine si
specchia nel reale, e solo alla fine ci si riconosce.
In scena, sotto la guida attenta di Marleen Scholten che cura la consulenza artistica,
Porru dà voce a una moltitudine di personaggi e visioni, in una spirale ininterrotta di
immagini, deliri e confessioni. Il suo è un teatro interiore, che parte dalla parola per
costruire atmosfere, dissocia l’io per evocare le tante maschere che ci abitano. Un autore
che mescola inquietudine, ironia e lucidità, per raccontare ciò che non si lascia spiegare.
Il risultato è uno spettacolo che incarna la tensione tra la necessità di raccontare e
l’impossibilità di farlo senza frantumarsi. Una riflessione viva sull’identità e sull’arte del
perdere senso — per ritrovarlo altrove.