testo Guillaume Poix
traduzione Attilio Scarpellini
regia e interpretazione Tamara Bartolini/Michele Baronio
paesaggio sonoro Michele Baronio
disegno luci Gianni Staropoli
suono Lorenzo Danesin
assistente alla regia, foto, grafica Margherita Masè
collaborazione artistica Michele Boreggi, Alessandra Cristiani, Roberta Nicolai, Maddalena Parise
costumi Andrea Grassi
produzione Bartolini/Baronio, 369gradi
in collaborazione con PAV
con il supporto della Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione Franco italiana di sostegno alla creazione contemporanea nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe – Beyond Borders
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info: Alessia Esposito
Vivian Maier. Centocinquantamila negativi chiusi più o meno ordinatamente in scatoloni ammassati nel corso di una vita intera. Vivian Dorothy Maier. Un rapporto con il mondo tanto concreto e sensibile, quanto furtivo e fantasmatico; una relazione con l’Arte e con la Storia consapevole, ma reticente e privata, un rapporto con se stessa cercato costantemente, ma nel riflesso, mai diretto. Una donna morta che tocca solo con gli occhi, un corpo introvabile.
Prendendo ispirazione dall’immaginifico testo di Guillaume Poix, Tutt’Intera riflette sull’opera della fotografa statunitense e sul suo rapporto con il mondo tanto concreto e sensibile, quanto furtivo e fantasmatico.Una riflessione da camera oscura che indaga la figura di Vivian Maier, un’identità persa e segreta, una vita in negativo, non diversa dall’attore, nudo di fronte a se stesso, al pubblico, e alle vite che non sono la sua, tanto da diventare un tutt’uno. Chi è e cosa rimane di questa famosa governante, fotografa anonima, di nome Vivian Dorothy Maier? Cosa rimane dell’attore quando si spengono le luci della scena? Attraverso una dimensione scenica immersa nella visione suggerita da Tout entiére di Poix, Bartolini/Baronio si affida a suggestioni immaginifiche del lavoro fotografico e della stessa biografia della Maier, aprendo un ragionamento sulla moltiplicazione dell’identità nel suo ritratto spettacolare costruito post-mortem e sull’universo umano metropolitano che ha documentato.
La Vivian Maier ritratta da Poix rappresenta una condizione di vita in negativo, un’esistenza in sottrazione, un sé sottoesposto a cui, però, corrisponde un io pubblico creato a posteriori. Chi è stata questa donna, governante e fotografa anonima di nome Vivian Maier?