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Josefine

Credits

un progetto di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio

drammaturgia di Tamara Bartolini e regia di Bartolini/Baronio

luce di Gianni Staropoli, suono di Michele Boreggi, tecnica e regia video di Marco D'Amelio, costumi e collaborazione alla scena di Marta Montevecchi

in collaborazione con Raffaele Fiorella, Margherita Masè, Francesco Raparelli, Teatri di Vetro, Teatro del Lido di Ostia

con il sostegno di Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro), Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura, Carrozzerie n.o.t, Residenza artistica nazionale Centro Jobel

In occasione del centenario della morte di Franz Kafka, tentiamo di affrontare una grande domanda: DOVE SI COLLOCA IL TEATRO IN QUESTO TEMPO CHE STIAMO VIVENDO? Mai come in questo momento ne sentiamo la forza e la fragilità. Quella stessa fragilità di Josefine e del suo canto flebile.

Poco prima di morire Franz Kafka scrive il racconto “Josefine la cantante, o il pop olodei topi” in cui c’è una topolina, Josefine, che cantando scatena un’emozione tanto forte da fermare la corsa senza sosta del popolo dei topi. Josefine ferma il tempo vorticoso del fare, del produrre, sembra creare il popolo, lo fa esistere, e il popolo sembra desiderare un sogno comune. Come fa Josefine a creare un popolo? Cosa fa di noi un popolo? Chi è Josefine e cosa può essere per ognuno di noi? Possiamo stare ancora in relazione, insieme, pigiati gli uni agli altri come i topolini che ascoltano il canto di Josefine? Gli “spiriti buoni” che nel racconto salvano la cantante ci dicono che la potenza dell’artista viene anche da fuori, dal noi: il popolo dunque lo fa l’artista, ma è pure il popolo che fa l’artista. Qual è allora il sogno comune da sognare? “Con Kafka non si capisce mai il verso: dall’animale all’umano, dall’umano all’animale all’impercettibile. Nella zona di indiscernibilità, dove l’Essere zampilla, lì c’è l’artista. Una vita di frontiera, o (una caduta) nel mezzo della vita.”

Le dimensioni di ricerca adottate da Bartolini/Baronio attorno al progetto Josefine hanno portato ad alcuni momenti di studio e approfondimento, tra cui una prima residenza nello spazio Jobel a novembre 2019 e poi la creazione di tre appunti in forma di dispositivi scenici che raccontano, con elaborazioni distinte ma complementari, l’inizio del processo di indagine: Lei dimora nel canto // Attenti alla ragazza che corre, il cielo corre con noi // Il popolo dei topi, o della gloria ospitati come prima tappa di questo viaggio al Festival Teatri di Vetro 2019. Con questi dispositivi scenici la compagnia ha iniziato a comporre l’archivio di Josefine che si è nutrito non solo di un archivio web, storico, fotografico ecc., ma anche di tutti gli artisti, critici, poeti, attivisti che sono stati ospiti delle diverse performance. Nel 2021, sempre all’interno di Teatri di Vetro, la compagnia ha presentato, oltre all’anteprima dello spettacolo, anche il dispositivo Attenti alla ragazza che corre una wunderkammer visitabile a piccoli gruppi che accoglie un archivio umano e sonoro di interviste, canzoni, fatti di cronaca, eventi storici, traducendo poeticamente l’atto generativo dell’intuizione artistica. In questo modo attraverso la sperimentazione di una drammaturgia che attiva suggestioni di pensiero scaturite dalle visioni e dall’ascolto, la compagnia estende l’invito al dialogo che ha caratterizzato tutta la ricerca al pubblico del dispositivo all’interno dello spazio della scena.

Gli spettatori sono invitati a lasciare traccia della propria voce che poi entrerà a far parte di un coro all’interno dello spettacolo, andando così ad arricchire i materiali sonori e drammaturgici di Josefine. La stessa comunità di spettatori diventa parte dell’archivio sonoro del progetto e proprio quelle voci, quei pensieri lasciati, accolgono il pubblico “la comunità che viene” nei primi attimi dello spettacolo.

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