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 Bartolini/Baronio 

Bartolini/Baronio è una formazione artistica romana nata nel 2009 dal sodalizio artistico tra Tamara Bartolini e Michele Baronio. Si formano entrambi al Centro Internazionale La Cometa, e in laboratori, master class, e spettacoli con diversi maestri, registi e compagnie della scena contemporanea e del teatro tradizionale. Condividono dieci anni di lavoro all’interno della compagnia triangolo scaleno teatro, diretta da Roberta Nicolai, partecipando a tutte le produzioni artistiche, alla creazione del festival Teatri di Vetro, a OFFicINa, ZTL e altri eventi culturali. Esplorano entrambi dimensioni attoriali di tipo autoriale, chi lavorando con la scrittura, la pedagogia e la regia (del 2004 lo spettacolo Cerchio delle folle signore sulla vita e le opere di Sylvia Plath e Anne Sexton), chi con la musica e l’ideazione scenica. Dal 2014 condividono il percorso produttivo con la 369gradi.

 

A partire dal progetto La caduta_incontro tra artisti e territori (realizzato in sinergia con musicisti, videomaker, fotografi) nel 2009 nasce un sodalizio che li vede insieme in tutte le successive creazioni tra cui: la performance Tu_Two_due alla fine del mondo, lo spettacolo tratto da una storia vera Carmen che non vede l'ora, il programma RedReading, viaggio sentimentale e appassionato tra teatro e letteratura, di cui tra il 2012 e il 2018 sono state create tre stagioni con 14 RedReading (la prima al Teatro Argot con una tappa al Teatro Quarticciolo all’interno del progetto a cura di Valentina Valentini e Francesco Fiorentino La terra sonora_il teatro di Peter Handke, la seconda a Carrozzerie n.o.t, la terza al Teatro di Villa Torlonia - Teatro di Roma - con la collaborazione dell’artista visiva Elena Bellantoni e dell’Associazione Wunderbar Cultural Projects). 

 

Vincono il premio di produzione Dominio Pubblico Officine con lo spettacolo Passi_una confessione che debutta nel 2015 anche nella versione radiofonica per la rassegna Tutto Esaurito! di Radio3. L’ultimo spettacolo Dove tutto è stato preso, ispirato al romanzo Correzione di Thomas Bernhard, vince il bando CURA 2017 (Residenza IDRA e Armunia), ed è in residenza al Teatro Crest e a Dracma Teatro. Debutta al festival Teatri di Vetro 2017 e vince la sezione Visionari 2018 di Kilowatt festival. Nel 2018 creano la performance Il giardino del tempo che passaall’interno del progetto “La città lontana” di Triangolo Scaleno. Lo stesso anno sono tra i vincitori del bando di sostegno alla produzione Fabulamundi con un progetto di mise en espace dal testo “Tout entière” di Guillaume Poix con la traduzione a cura di Attilio Scarpellini, che debutta come Tutt’intera nel 2019 a Primavera dei Teatri. Nel 2019 debuttano con il progetto 9 Lune all’interno di Kilowatt festival. In ottobre debutta nell’ambito di Romaeuropa Festival 16,9 KM - Home Concert Esercizi sull’abitare, un progetto sul tema della casa e dell’abitare che, dopo il passaggio al Palazzo delle Esposizioni e ai Mercati di Traiano, culminerà in una performance-concerto in dialogo con l’arte contemporanea. 

Nel 2020 il Teatro di Roma dedica una personale alla compagnia portando in scena le produzioni Tutt’Intera e Dove tutto è stato preso al Teatro India oltre a un ciclo di Red Reading. A ottobre debutta 333Km_Esercizi sull'abitare #2 al Romaeuropa Festival 2020, seconda tappa del progetto andato in scena sempre al REF nel 2019, in collaborazione questa volta con ATCL Lazio per le residenze nei piccoli comuni del Lazio. 

 

Nelle creazioni artistiche c’è la ricerca di una forte esposizione personale, un approfondito lavoro sulle biografie individuali e collettive, che intreccia specificatamente la poetica musicale, in un dialogo-concerto tra parola e musica, tra artisti e territori. È un teatro “manifesto di prossimità” che vuole creare esercizi di vicinanza tra chi lo fa e chi lo riceve, ricerca di umanità, ritratto della fragilità e della solitudine del mondo contemporaneo, ma anche della sua potenzialità di sovversione. La ricerca drammaturgica e didattica è infatti dichiaratamente e variamente declinata come ricerca di relazione e contatto, di creazione di luogo - corporeo, privato e collettivo- ovvero, in ultimo, ricerca d'identità e come essa possa farsi, in un linguaggio teatrale, sentimentale, finanche gesto politico. La pratica artistica è infatti il luogo in cui sperimentano la pratica pedagogica e viceversa, in entrambi i casi, lavorando a partire da quella che considerano, la personale, eppur collettiva, biografia sotterranea da andare a ritrarre, ovvero il ritrarre lo stare in bilico che nasce dall’esposizione di sé che racconta il loro lavoro sulla scena, quello con gli allievi e con le persone che incontrano sui territori.

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