
con Marco Quaglia e Stefano Patti
di Armando Pirozzi
traduzione Adriana Rossetto
all'interno di Italian and American Playwrights Project curato da Valeria Orani
in collaborazione con Frank Hentschker
regia cinematografica Daniele Barbiero
regia teatrale Stefano Patti, Marco Quaglia
curatela e produzione esecutiva Valeria Orani
direzione organizzativa Alessia Esposito
direzione della fotografia Andrea Reitano
montaggio Gianluca Conca
scene e costumi Barbara Bessi
musiche Virginia Quaranta
produzione 369gradi
e Italian and American Playwrights Project
in collaborazione con Umanism NYC - Martin E. Segal Theatre Center / Graduate Center City University New York
Progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese
In collaborazione con Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
nell’abito di Vivere all’italiana sul palcoscenico
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info: Alessia Esposito
A Notebook for Winter
A Notebook for Winter (Un quaderno per l’Inverno), di Armando Pirozzi - traduzione di Adriana Rossetto –Premio Ubu 2017 come Miglior Nuovo Testo Italiano, è una scrittura per due attori in tre scene e racconta la storia di un introverso professore di letteratura che, rientrando in casa, vi trova un ladro, armato di coltello, che vuole da lui qualcosa di molto insolito: è una questione di vita o di morte.
Durante la notte che segue, i due personaggi in bilico tra speranza e disperazione, si confrontano su idee, sentimenti, interrogativi dolorosi, in un dialogo per entrambi nuovo e inaspettato.
I due si ritroveranno anni dopo, ancora in qualche modo segnati dall’esperienza di quella notte che, seppure vissuta e ricordata in modi molto diversi, ha tracciato forse la possibilità di un cambiamento, di una più ampia comprensione. Il tema centrale del testo è la scrittura e la sua possibilità di incidere direttamente sulla realtà: la forza miracolosa della poesia, non come semplice esercizio di tecnica letteraria, ma per la dirompente carica vitale che suscita, nonostante tutto, nelle persone.